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Slow Tourism in Piemonte

Il 9 Aprile 2024 da wp_16768132

Slow tourism in Piemonte a Bergamasco (AL), porta dell’Alto Monferrato e cuore della rinnovata “Strada Franca”

Nell’alessandrino, lì dove termina  la Pianura Padana per dare spazio a colline e vigneti, proprio al confine con l’astigiano, troviamo Bergamasco, crocevia ideale al centro dei territori del fiume Belbo: tra turismo lento, memorie cinematografiche e ricchezze enogastronomiche, un borgo da riscoprire percorrendo l’antica via commerciale che univa Alto e Basso Monferrato  

Un’antica via commerciale, trasformata in un sentiero escursionistico per chi vuole andare alla riscoperta delle ricchezze del territorio dell’alessandrino: è la Strada Franca del Monferrato, inserita tra i “Luoghi del Cuore” del Fai. La nascita di questo percorso risale al XV secolo, quando rappresentava un’importante via commerciale per lo scambio di merci tra la Liguria (pesce, olio, sale) e il Monferrato (riso, grano e formaggi) e, dati gli ottimi rapporti tra Mantova e Milano, era stata appunto definita “franca”, ovvero libera da gabelle per le merci che vi transitavano.

Qui si trova Bergamasco, uno dei dieci comuni (insieme a Cassine, Gamalero, Carentino, Oviglio, Masio, Quattordio, Felizzano, Fubine Monferrato e Altavilla Monferrato) che si sono uniti per promuovere la riscoperta di questo percorso, oggi sentiero escursionistico e turistico di 55 km, percorribile a piedi, in bicicletta, con e-bike, a cavallo o in moto: destinazione perfetta per un turismo lento e contemplativo, all’insegna della cultura, della natura e dell’enogastronomia. 

Bergamasco, tra Cesare Pavese e lo spaghetti western

Una corsa in autostrada e un piacevole tratto aperto di strada, nel verde delle colline sul limitare del territorio alessandrino che confina con Asti e si arriva a Bergamasco, la Porta dell’Alto Monferrato, tra le Valli Tanaro e Belbo: un borgo con meno di mille abitanti, incastonato nel verde della zona più autentica del Monferrato, quella a sud, che ha fatto da sfondo al romanzo La Luna e i falò di Cesare Pavese e che, nel tempo, ha saputo conservare la genuinità e la riservatezza di un tempo. 

A pochissimi chilometri da Mombaruzzo, il paese noto per gli amaretti e molte altre dolci specialità, e a ridosso del più noto territorio dell’astigiano, Bergamasco vanta un patrimonio storico importante: da non perdere il sarcofago romano (II secolo), custodito presso il Palazzo Comunale, la chiesetta romanica di San Pietro (XV secolo) e il Castello Marchionale, fatto costruire dal Marchese Francesco Moscheni (feudatario dei Gonzaga Nevers) nel 1662, che ancora oggi appartiene alla vedova dello scenografo e costumista Carlo Leva, originario di Bergamasco e scomparso nel 2020. Nel castello, sorta di casa-museo visitabile su richiesta, si trovano molti cimeli dei film del noto scenografo Carlo Leva, frutto della sua collaborazione con registi del calibro di Sergio Leone (con cui ha lavorato ne Il buono, il brutto, il cattivo e in C’era una volta il West), Claude Chabrol, Alberto Bevilacqua e Dario Argento.

Tartufo e dintorni

Tra gli appuntamenti golosi da non perdere a Bergamasco spicca la Festa del Tartufo, ogni seconda domenica di ottobre: un evento dal sapore antico, dove è possibile vincere in una riffa salumi e pollame, gustare i vini locali in mezzo a trattori e attrezzi da lavoro, assaggiando il celebre tarfufo bianco di queste zone. Per una degustazione di specialità del territorio, l’indirizzo da non perdere è la S.O.M.S. di Bergamasco: trattoria trionfo della cucina casalinga, tra agnolotti del plin al sugo d’arrosto, peperoni con bagna cauda e battuta di fassona.

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